E' il più piccolo di Roma, si trova sulla sponda sinistra del Tevere davanti all'Isola Tiberina.
Il nome é dovuto alla piccola chiesetta di Sant’Angelo in Pescheria, ricavata dalle rovine del Portico d’Ottavia.
Il Rione è caratterizzato dalla presenza sul suo territorio del Ghetto degli Ebrei e della monumentale Sinagoga.
La parte settentrionale, con la sua ragnatela di vicoli stretti e solitari privi di traffico, mantiene un carattere tipicamente residenziale, la parte meridionale è caratterizzata dalla forte presenza israelitica ed ospita diversi negozietti e molte trattorie, che, con i loro piatti, tramandano la tradizione della cucina ebraica romanesca.
In passato vi sorgeva il Foro Olitorio, una vasta area sostanzialmente adibita a mercato degli ortaggi. Era ricco di portici e di edifici sacri, i più importanti dei quali erano il Tempio di Apollo Sosiano e di Bellona e il Tempio di Giunone Sospita.
Il Circo Flaminio, eretto da Flaminio Nepote nel 221 a.C. presso il Tempio di Bellona, venne distrutto in età augustea per far posto al Teatro di Balbo e al Teatro di Marcello, nel quadro di una vasta serie di opere urbanistiche che comportarono anche l’abbattimento del Portico di Metello, risalente al 147 a.C., al posto del quale sorse il Portico d’Ottavia.
Pur con la decadenza dei suoi antichi monumenti, la zona non perse mai d’importanza nemmeno all’inizio del Medioevo, periodo durante il quale il rione assunse un ulteriore valore strategico grazie alla presenza del ponte Fabricio, che, secondo per importanza solo al ponte Sant’Angelo, metteva in comunicazione la zona dell’antico Campo Marzio con Trastevere. Sorsero così, a salvaguardia del quartiere, numerosi fortilizi, costruiti dalle famiglie più potenti della città utilizzando anche alcune delle vestigia romane, come nel caso del Palazzo Orsini, all’epoca dalla famiglia Savelli, edificato sui ruderi del Teatro di Marcello.
Un radicale mutamento nella vita e nella fisionomia del rione si ebbe a partire dal 1555, quando il pontefice Paolo IV vi fece trasferire dagli altri quartieri, principalmente da Trastevere, la cospicua comunità ebraica vivente a Roma.
Egli fece cingere con alte mura buona parte del rione Sant’Angelo. Entro questa cinta muraria in cui si aprivano alcune porte, chiuse dall’esterno a partire dal tramonto sino all’alba, furono costruite nel corso dei secoli case sempre più alte, conseguenza del ristretto spazio concesso al Ghetto e del progressivo incremento della popolazione costretta a vivervi.
Il tessuto urbano del rione rimase inalterato sino al XIX secolo, nel corso del quale furono intraprese numerose iniziative a seguito della soppressione del Ghetto, definitivamente aperto sotto Pio IX nel 1848.