Anni prima aveva visto un film dove uno cadeva da un grattacielo e mano a mano che passava da un piano all'altro, per farsi coraggio, ripeteva: "Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene."
Da allora, prese l'abitudine di ripetersi: "Finora tutto bene! Andrà tutto bene!"
Egli sapeva che contro la forza di gravità, che trascina in basso, non si può fare nulla, eppure si fece ingannare dal tempo. Quante volte si era annoiato soprattutto in quell'età in cui pareva che la vita fosse senza fine? Quante volte aveva sperperato ore preziose alla ricerca di inutili interessi o desiderando di essere altrove? Ora rimpiangeva di averlo fatto.
Il tempo lo aveva beffato, lesto, gli aveva sfilato la vita con naturalezza e senza farsene accorgersene. A tradimento, man mano, inesorabilmente, gli aveva accorciato gli anni e, un brutto giorno, dovette riconoscere che i piani alle sue spalle ormai erano diventati più di quelli che avrebbe avuto davanti.
A volte pensava alle giornate lunghe e tranquille della sua giovinezza, quando il sole splendeva alto nel cielo e sembrava non voler mai tramontare, e si rinfrancava, sorrideva e ripeteva: "Finora tutto bene! Andrà tutto bene!" Poi, come auspicio, aggiungeva anche: "Mai peggio."
Quel mai peggio sembrava l'augurio di chi ha imparato ad accontentarsi, ma, in realtà, era un qualcosa di diverso, era un desiderio impossibile, quello di non voler invecchiare.
E così, mentre sorrideva, chiuse il libro che teneva tra le mani. Pensò che la sua vita profumava di carta scritta, come le pagine ben legate e numerate di quel libro che, contrariamente ad ogni aspettativa, pur vecchio e consumato dall'uso, era ancora in buone condizioni. Poi, ad alta voce, ripeté nuovamente: "Finora tutto bene! Andrà tutto bene!" E, infine, soggiunse un: "Mai peggio."
G. D'Angelo