L'ex politico posò ancora una volta il bicchiere sul tavolo dopo averlo svuotato. La sensazione di euforia dovuta all'alcol lo faceva sentire ancora più forte, più sicuro e più in gamba del solito. Senza dare troppo peso alle parole appena ascoltate, il suo pensiero andò oltre e si focalizzò su temi più appropriati alla sua persona. Rilassato, perfettamente a suo agio, sicuro e consapevole della ricchezza della sua loquacità, iniziò a parlare: «Il lamentarsi è lo sport preferito di molti italiani. Io, nonostante ho case ovunque e potrei vivere all'estero, resto in Italia, perché l'Italia è il miglior posto dove vivere. È vero che c'è la crisi, ampliata dal grosso debito pubblico e dall'economia che non cresce, ma ormai si vede la luce in fondo al tunnel, il Paese è stato messo al sicuro e la recessione è finita. Ebbene, solo da noi c'è il vero sole, il miglior mare, la pizza e la cucina più salutare, equilibrata e varia del mondo e poi io sono la dimostrazione che in Italia, anche senza titoli di studio, con dedizione, impegno e una buona dose di astuzia, si possono ottenere ottimi risultati. Mia nonna diceva che se non rubi non diventerai mai ricco. Io invece sono diventato ricco con le promesse. Perché gli italiani sono come quel marito che, invitando un amico a casa, chiede alla moglie: “Amore! Ci porti il dolcetto?” E dopo averlo mangiato: “Amore! Ci fai il caffè?” Prima di sorseggiarlo: “Amore! Ci porti lo zucchero?” E dopo averlo bevuto: “Amore! Ci porti pure un bicchiere d'acqua?” “Mia moglie adesso ci porta l'acqua” dice all'amico. Al che l'amico, meravigliato, gli domanda: “Accipicchia, ma quanti anni sono che sei sposato?” “40 anni.” “Ammazza e dopo quarant'anni di matrimonio ancora la chiami amore?” “Eh, il fatto è che mi sono scordato come cazzo si chiama!” Come il marito usa la parola ‘amore', anche se di amore è rimasto ben poco, così il popolo italiano, dopo quaranta anni di promesse e furbizie, usa la parola ‘politica' a indicare un qualcosa che di politica, intesa come onestà, competenza e qualità civile e morale, conserva ormai ben poco. Io sono stato uno dei primi politici a capire il cambiamento e ad adeguarsi. Così ho avuto successo. Durante la mia carriera, ho promesso posti di lavoro per essere eletto al comune e poi riduzione, eliminazione o restituzione di tasse quando volevo essere eletto al Parlamento. Con le promesse ho ottenuto i consensi, ho costruito il mio supporto politico e vinto le elezioni senza rimetterci niente di tasca mia. Eletto ho potuto distribuire, a chi mi faceva comodo, posti di lavoro pubblici come se fossero miei e nella mia città si può dire che ho combattuto il problema della disoccupazione. Non immaginate quanti medici e infermieri ho segnalato e sistemato all'apertura del nuovo ospedale. Delle innumerevoli raccomandazioni che arrivavano da politici, chiesa e sindacati, le mie erano le predilette perché le più influenti. Peccato che dopo i primi scandali d'inefficienza, l'ospedale sia stato prima evitato dai malati che preferivano andare altrove e poi chiuso. Io ho fatto tanti favori e per questo la gente mi vuole bene e mi fa regali. Io sono stato il politico di tutti. Ai disoccupati ho dato lavoro e alle aziende ho fornito finanziamenti pubblici. Tutti si rivolgevano a me. Una volta anche una bella ragazza di diciassette anni che ho presentato a un mio amico politico, una persona tanto buona, che l'ha apprezzata e riempita di regali…»
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